domenica 12 maggio 2013

TAGLIOLINO AL TARTUFO BIANCO DELLE COLLINE SANMINIATESI


L’Associazione Toscana Tartufi ha sede in San Miniato, proprio nel cuore delle Colline Sanminiatesi, area vocata per il Tartufo Bianco tanto da fornire circa il 25% della produzione nazionale.
Per questo fattore e per l’alta qualità dei carpofori, il tartufo di San Miniato si è aggiudicato la denominazione di “Tartufo bianco delle colline Sanminiatesi”  un’area che raggruppa circa 30 comuni della provincia di Firenze e Pisa.
Detto questo, va da se che Toscana Tartufi tratta solo ed esclusivamente tartufi raccolti da pochissimi soci del circuito Associativo, rifiutando qualsiasi utilizzo di tartufi non proveniente da questo areale.
Il tagliolino al tartufo bianco credo sia la massima espressione per rappresentare questo fungo, di ricette ce ne sono diverse, simili tra loro, con piccole differenze e sfumature date dall’esperienza di ognuno. Un’arte oserei dire, talmente semplice da preparare che ognuno vuole comunque metterci del proprio, per poter dire che il mio tagliolino è perfetto e migliore degli altri.
Anche Toscana Tartufi segue questa filosofia ed ha le sue regole, le sue sfumature e il proprio sapere. Siamo Toscani, campanilisti per antonomasia…
Non stilerò una ricetta vera e propria, darò indicazioni sui dettagli che di certo faranno unico il vostro tagliolino.
La pasta: potete usare quella che volete, noi di  Toscana Tartufi scegliamo pasta di filiera corta prodotta da una azienda familiare pisana che produce il grano, lo rende farina nel proprio mulino, per farne pasta sempre all’interno dell’azienda.
Niente pasta all’uovo quindi, come tanti ne fanno uso essendo convinti che il tartufo si sposi con l’uovo, in ogni caso. In realtà la pasta all’uovo mal si presta ad assorbire i sapori e i delicati profumi del tartufo. Crea una sorta di barriera sulla superficie della pasta che non lascia passare amido per essere riassorbito una volta impregnatosi di profumo e sapore del tartufo nel momento di “saltare” la pasta.
Il burro: non di facile reperimento è il burro non commerciale, ma si trova. Deve essere giallognolo come il burro vero e non bianco come il latte. Va sciolto a bagno maria lasciando una padella col dentro il burro sopra una pentola con acqua bollente.
Padella che non deve essere di “teflon”, mi raccomando, togliereste tutta la poesia, anzi se avete padelle in teflon, buttatele via subito! La padella deve essere di alluminio, quello spesso, che si trovava fino a venti anni fa, adesso il metallo è finissimo, ma va sempre bene. Io ho quelle di mio padre, vecchie, combattute, hanno saltato quintali di pasta per centinaia e centinaia di persone e lo fanno ancora a dovere. Se poi avete il rame stagnato siete proprio dei miti!
Sciolto il nostro burro lasceremo raffreddare un po’ la padella e aggiungeremo il tartufo.
La ristorazione “commerciale” solitamente affetta i tartufi con la mandolina apposita, noi lo facciamo solo per dare un tocco estetico, di guarnizione. In realtà il tartufo merita di essere macinato finemente, per poter distribuire in tutto il tagliolino la stessa quantità di tartufo.
Condire con le sole lamelle finissime puo’ presentarci due aspetti negativi: succede che il calore della pasta fa fuggire via l’odore del tartufo e nella fase di “salto”, le lamelle, tendono ad avvicinarsi e a  ricompattarsi una con l’altra. Il risultato sarà un tagliolino al burro con due, tre zone di lamelle compattate e con tanto profumo disperso, volatilizzato.
Macinando il tartufo, con un’apposita grattugia, ma anche semplicemente nel mortaio, avremo piccolissimi pezzi di tartufo che meglio sopportano il calore di una finissima lamella. Non solo, il tartufo così sbriciolato si distribuisce in tutto il piatto e sarà quindi ben distribuito. Certo, così facendo, serve un po’ di tartufo in più, ma ne vale certo la pena.
Ma quanto tartufo serve?
Intanto dovrebbe essere scontato che si parla di tartufo bianco di alta qualità. Se così è, sono sufficienti dai 4 ai 6 grammi per una comune porzione da “ristorante”.
Ultimo “segreto” che appaga e invoglia: il tagliolino si condisce e si salta a vista del degustatore, così pure si sminuzza il tartufo e si unisce al burro davanti ai commensali, segno di alta qualità, sapere e serietà.

Seguendo il Blog di Toscana Tartufi: prossimamente si parlerà della qualità dei tuber e dell’analisi sensoriale, che potrete apprendere di persona partecipando agli eventi che proporremo.
Settembre è lontano, nell’attesa di trovare i primi tartufi bianchi del 2013, spero di avervi fatto sognare un po’… 

sabato 4 maggio 2013

IL TARTUFO PIU' GRANDE DEL MONDO prima puntata

Come promesso, di seguito la storia del tartufo più grande del mondo.
Toscana Tartufi si fa portavoce della vera storia del tartufo che per tanti anni ha fatto discutere sul suo ritrovamento. Ringraziamo gli autori che si sono impegnati nella ricerca e vi auguriamo buona lettura.

IL TARTUFO
PIU GRANDE DEL MONDO
 (Le Colline Sanminiatesi nel guinness dei primati)

 È qui nelle Colline Sanminiatesi1  che si trova il più  profumato e  il  più prelibato tartufo bianco  (chiamato  scientificamente  Tuber  Magnatum pico) d’Italia, e quindi si può dire del mondo, in quanto il nostro Paese vanta l’esclusiva nella ricerca di questo pregiato tartufo. Il tartufo bianco è il Re indiscusso di tutti i tartufi come testimoniano il prezzo altissimo a cui viene venduto e l’odore penetrante e inconfondibile.
Nei fondovalle e nelle colline di questa zona nel cuore della Toscana si trova in abbondanza il «cibo degli dei» da settembre a dicembre e nella zona di San Miniato se ne raccolgono diverse decine di quintali l’anno, cioè circa un terzo dell’intera produzione nazionale e quindi mondiale. L’ambiente è quello ideale: vegetazione e alberi simbionti, un tipo di terreno adatto (marnoso e marnoso-sabbioso), il clima ottimale, un habitat ecologicamente incontaminato.
I tartufai della provincia di Pisa sono circa 1.700 (la metà di tutta la Toscana), e ogni giorno con i loro fedeli cani si recano alla ricerca del tartufo bianco nei botri, nei fondovalle, nei boschi, nei campi, lungo i rii e i fossi.
San Miniato è il centro di questo areale con le sue zone tartufigene della Valdegola, a sud del capoluogo, con i suoi venditori, che commerciano «il prezioso frutto» in tutto il mondo, e con l’importante Mostra Mercato Nazionale del tartufo bianco delle Colline Sanminiatesi, che iniziò nel lontano 1969 e che ogni anno richiama decine di migliaia di visitatori.
Oggi vengono fatte anche altre sagre sempre nel suo territorio: Balconevisi

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1Nelle Colline Sanminiatesi sono inseriti con delibera regionale i comuni: di Bientina, Calcinaia, Capannoli, Cascina Terme, Castelfranco di Sotto, Chianni, Crespina, Laiatico, Lari, Lorenzana, Montecatini Val di Cecina, Montopoli Valdarno, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, San Miniato, Santa Croce Sull’Arno, Santa Maria a Monte, Terricciola e Volterra in provincia di Pisa; Barberino Val d’Elsa, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli e Tavarnelle Val di Pesa in provincia di Firenze.


(dal 1980), Corazzano (dal 1987), Cigoli (dal 1999); mentre altre manifestazioni sono organizzate da qualche anno anche a Volterra, Palaia, Forcoli, Montaione.
Le tre zone più importanti per il tartufo, oltre a San Miniato, sono quella di Alba e di Acqualagna; spesso fra loro c’è molta competizione per esaltare il primato del proprio tartufo. Senz’altro San Miniato è un’ottima zona di produzione, mentre spesso il mercato è più sviluppato nelle altre due, dove frequentemente il tartufo di San Miniato è venduto per tartufo di Alba.
Così immancabilmente ci sono contese e disfide sui giornali e in televisione.
Comunque sia il nostro tartufo non teme confronti per il suo profumo e per il suo sapore ed è apprezzato dai cuochi più raffinati d’Italia.
Anche sui record c’è discussione: qual è la festa del tartufo più importante? E qual è il tartufo bianco più grande della stagione e quello più grande di tutti i tempi?
Ebbene, rispetto a quest’ultima domanda pensiamo di avere trovato la risposta, perché siamo convinti che il tartufo bianco pregiato da iscrivere nel guinness dei primati debba essere quello di San Miniato.
A tale proposito riportiamo un passo di un libro scritto da Umberto Marini, autore di molte pubblicazioni sul tartufo e giudice credibile in questa contesa in quanto della zona di Acqualagna, che scrive: «Il tartufo bianco pregiato (Magnatum Pico) che detiene il record in fatto di peso è stato regalato nel 1954 dal commerciante di Alba Giacomo Morra al presidente degli USA; il suo peso era di 2520 grammi e venne trovato a San Miniato».
Quindi l’affermazione è netta e senza ombra di dubbio, come ci hanno confermato anche altre fonti; il tartufo più grosso del mondo è stato trovato a San Miniato.
Questo fatto ci ha spinto da anni ad indagare  per risalire a chi....segue...


avete letto bene, San Miniato e le sue colline ci offrono un terzo

della produzione nazionale di tartufo bianco.
Non a caso, quindi, nella provincia di Pisa ci sono circa la metà dei
tartufai di tutta la Toscana: 1700 all’epoca della redazione del testo.
Questi numeri la dicono lunga riguardo la frenetica attività che
inevitabilmente ruota intorno ad un simile business. Cercatori di tartufi, commercianti, ristoratori, turisti, tutti attratti dal profumo dei tartufi.
San Miniato con gli anni si è fatta spazio nel mondo del tartufo tanto da essere annoverata tra le principali capitali del prezioso fungo.
Ma come nasce ed evolve la cultura del tartufo nei sanminiatesi?
E il tartufo di 2520 grammi, chi lo ha trovato?
Lo scopriremo nelle prossime puntate, a presto.