...Questo fatto ci ha spinto da anni ad indagare per risalire a chi, dove e quando fosse stato
trovato nel nostro territorio, e così ci siamo messi alla ricerca per svelare
questo mistero che resiste da quasi mezzo secolo. L’eccezionalità del peso ci
ha incuriosito molto, infatti la pezzatura del tartufo bianco varia da pochi
grammi a qualche etto, raggiungendo in casi eccezionali il peso intorno al
chilogrammo, come è avvenuto nella
edizione
del 1999 della Mostra Mercato di San Miniato.
Se il tartufo bianco, come viene chiamato, è «il diamante della
tavola», ci siamo messi alla ricerca del diamante più grosso di tutti i tempi e
si può dire che a circa 50 anni di distanza lo abbiamo rintracciato.
Per arrivare a questa scoperta siamo partiti da ragionamenti più
generali che riteniamo opportuno riportare.
Da oltre un secolo il tartufo è una risorsa molto importante per
San Miniato ed i suoi dintorni. I nostri nonni ci raccontavano che molti
tartufi, anche parecchio grandi, venivano trovati nella zona dai maiali, che
erano allevati all’aperto nei campi, essi scavavano questo prezioso frutto
sotto la terra e lo divoravano. I tartufi erano anche a fior di terra e i
contadini, spesso, riempivano i corbelli di queste «patate profumate» e le portavano
ai maiali nella porcilaia.
La scoperta dell’importanza commerciale del tartufo, nelle nostre
zone, si ebbe solo verso la fine dell’ottocento. A tale proposito ci sono varie
ipotesi.
La prima afferma che a cavallo del secolo scorso giunsero dei romagnoli
esperti nella bonifica di fossi e acquitrini, che si stabilirono in Valdegola
ed in Valdera. Furono loro, con i loro cani, a insegnarci l’arte della ricerca
del tartufo.
I pionieri furono Stagnazza, Giacchetta, Paolo, Tego, ricordati con i
loro nomi e soprannomi, che si stabilirono a... ...chissà quanti tartufi trovavano in un uscita i pionieri, non oso pensarlo...
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