domenica 1 maggio 2016

IL TARTUFO PIU' GRANDE DEL MONDO:quarta puntata

"Inizia la commercializzazione del tartufo nel sanminiatese, i mercati delle grandi città accolgono i nostri abbondanti e preziosi tartufi dando un cospicuo aiuto economico alle famiglie locali. I tartufai aumentano e la filiera commerciale prende piede.
Vediamo nei dettagli chi furono gli attori di questa nuova risorsa"

.....Gazzarrini seppe ben organizzarsi come venditore: aveva anche un recapito a San Miniato in una botteghina, oggi scomparsa, nei pressi di Via della Cisterna. Bottega condotta, a quanto sembra, da Emilio Ercolani, il «trillo». Nella zona c’erano anche altri venditori di tartufi, Giorgio e Giacomo di San Miniato e altri di Balconevisi: Tonelli, Pancanti, Cecconi, ma poi restò solo il Gazzarrini, che commerciava tartufi in tutta Italia: Milano, Torino, Roma. Commercianti di Alba come Morra si rivolgeranno allo stesso Gazzarrini per forniture anche di 2-3 quintali per volta, anzi spesso Morra era ospitato in casa dal Gazzarrini fino a che non ripartiva verso Alba una volta avuta la partita di tartufi desiderata.
Molti compratori di tartufi di tutta Italia venivano nel sanminiatese: vivo è il ricordo di un certo Agostino Bonora, bolognese, che veniva due volte alla settimana; i milanesi Galli e Riva, Ugo Merciai, Leonardo Prococci di Firenze, Antonio Fava, Ferdinando Grazioli, altri commercianti locali come «Balilla» di Certaldo, Milani di Castelfiorentino.
Negli anni Venti Primo Novembre, detto «Giorgio», 
gestore dell’albergo
ristorante la Tazza d’Oro 



situato in piazza Bonaparte, regalò un magnifico esemplare di tartufo al re Vittorio Emanuele, ricevendone solo un formale ringraziamento e, poiché non fu ammesso fra i fornitori ufficiali della casa reale, non fece altre spedizioni.
Tra le figure caratteristiche di tartufai si ricorda il «monchino», Italo Boschi o Vasco Cerri, venditore di preziose «palline» profumate per pochi soldi a San Miniato in piazza del Seminario. Piano piano nelle campagne in molti si dedicarono a questa attività stagionale, quasi tutti erano boscaioli o contadini che con la ricerca dei tartufi arrotondavano il loro magro reddito, per sfamare la famiglia spesso molto numerosa. Si può dire che la ricerca del tartufo abbia aiutato tanti a combattere la miseria. Oltre ai cercatori, erano coinvolti in questa attività anche coloro che aiutavano il Gazzarrini (gli stessi Cecconi, Gemignani) e quelli che collaboravano alla spedizione dei tartufi, portandoli alla stazione con la bicicletta. Verso gli anni Trenta Leonardo Gemignani, che aveva l’appalto a Balconevisi ed era facilitato, per questo, nella raccolta del prodotto, si mise in proprio, come il Costagli de La Serra. I tartufi a quel tempo erano diffusissimi e ogni cercatore trovava anche oltre un chilo di tartufi al giorno, solo Gazzarrini ne raccoglieva quotidianamente anche 70-80 Kg di cui 10-12 a Bucciano, 25-30 a Corazzano e gli altri a Balconevisi. Il Gemignani commerciò nel 1940 ben 741 chili di tartufo bianco, l’anno successivo 537 e nel 1942 addirittura 946 chilogrammi; considerato che il Gazzarrini aveva molti più tartufai si può pensare che potesse anche più che raddoppiare queste cifre.
Viste queste premesse le nostre ricerche si sono concentrate nella Valdegola e poi si sono focalizzate su Balconevisi, una frazione a 6 chilometri da San Miniato, patria di Stagnazza, dove operavano attivamente i venditori Gazzarrini e Gemignani, che fra l’altro conferivano il tartufo anche al commerciante albese Morra, ricordandoci di quello che ha scritto il Marini a proposito del tartufo più grosso.
I tartufi erano talmente tanti rispetto a oggi che non è possibile neanche fare un confronto. Ogni famiglia di Balconevisi, si può dire, andava a fare i tartufi. Si partiva a notte fonda, per anticipare gli altri cercatori e per poter andare al mattino a lavorare, avventurandosi, a piedi, per sentieri e strade impervie, col fedele cane. Il tartufo per queste zone è stato la manna dal cielo, in un periodo in cui la miseria era fortissima la sua raccolta ha aiutato decine e decine di famiglie a sopravvivere e ad avere un reddito integrativo rispetto a quello magro, che poteva dare il lavorare nella terra o nei boschi. Il cane era un bene prezioso e viveva spesso a Balconevisi nelle case in paese, insieme a tutta la famiglia.
Dai soli quaderni di Gemignani si evince che, all’inizio degli anni Cinquanta, i tartufai di Balconevisi, su una popolazione di poco più di 900 abitanti, erano quasi un centinaio, molti abitavano nei poderi intorno al paese, a Buecchio, a Fornacino, a Montoderi, a Collegalli. Gazzarrini e Gemignani commerciavano centinaia di chili di tartufi locali. Senza contare i tartufai che venivano conferiti loro da Montaione, Volterra, Chiecina, Palaia. Fermandosi a quelli raccolti in Balconevisi da Gemignani si può vedere che sono diversi quintali nel 1951 e nel 1952, con una raccolta triplicata nel 1954.

Dai Quaderni di Gemignani, dove egli annotava delle consegne, si può trarre un elenco dei primati del 1954, annata eccezionale dove diversi tartufai conferirono alcune decine di chilogrammi di prodotto, fra di essi si possono ricordare: Secondo Fatticcioni, suo fratello Primo (detto Maso), Romeo Nannetti, di Buecchio, e tutta la sua famiglia (detta Rabai) e diversi altri oltre 20 chili. Quell’anno i tartufi venivano pagati ai tartufai da £ 3.000 a £ 6.000 al chilogrammo, secondo il periodo della stagione, che andò da metà agosto a metà gennaio, il record della raccolta si ebbe in novembre con 210 chilogrammi. Quindi quella del 1954 fu un’annata eccezionale ed è proprio in tale anno che è stato trovato a Balconevisi il record dei record del tartufo bianco...

" Il 1954, grande annata di raccolta, Come sicuramente saranno state anche le altre annate di quei tempi. Il raccolto con gli anni è andato sempre più diminuendo, tutti sappiamo perché....
Presto la quinta puntata di questa storia che si fa sempre più interessante: chi ha trovato il grande tartufo? in quale zona? quali valli venivano frequentate? 
Lo sapremo presto..."

lunedì 10 agosto 2015

IL TARTUFO PIU' GRANDE DEL MONDO terza puntata

Vediamo chi furono i pionieri, da dove venivano e come si sono insediadi a San Miniato.
Molto probabilmente furono loro a portare il cane Lagotto, il quale, incrociato poi con i meticci locali, diede vita ad un tipo di cane tuttora presente e definito "meticcio sanminiatesi"  

.....I pionieri furono Stagnazza, Giacchetta, Paolo, Tego, ricordati con i loro nomi e soprannomi, che si stabilirono a Balconevisi, Corazzano, Palaia. Di quei primi viaggi avventurosi dalla Romagna alle nostre zone è rimasto solo uno sbiadito ricordo. Si dice che arrivassero a piedi, passando l’Appennino con i loro cani, che non potevano salire in treno, camminando per diversi giorni.






(Foto 7, Il primo tartufaio della zona: Stanislao Costa detto «Stagnazza»)





(Foto 8, Il tartufaio Ezio Falaschi all’opera)





Ogni autunno, i romagnoli tornavano e si fermavano, alloggiati alla meglio, dalle famiglie locali. Spesso lasciavano i loro cani nelle famiglie delle frazioni della Valdegola per ritrovarli la stagione successiva. Nacquero amicizie e qualcuno trovò anche moglie in loco.
L’esempio più emblematico è quello di Stanislao Costa, detto Stagnazza, nato a Casola Valsenio nel 1875, sull’Appennino, in provincia di Ravenna, dove sembra che facesse il panettiere. Giunse a cavallo dei due secoli passati a Balconevisi con altri tre tartufai, si fidanzò, e poi sposò Amelia Pieragnoli nel 1902, e qui si stabilì per sempre. Sembra quindi che la ricerca dei tartufi sia stata favorita dalla presenza di Stagnazza e degli altri romagnoli. È probabile che i loro cani fossero Lagotti con pelo riccio, mantello a toppe, di taglia media e petto robusto, come confermano anche alcune foto d’epoca: va ricordato che questo tipo di cane, all’inizio del secolo, era diffuso nella vallata del Santerno, del Lamone e del Senio, proprio cioè da dove proveniva Stanislao Costa.
Da noi è stato incrociato più volte con i cani locali e nelle nostre zone non si è mai puntato su una razza particolare di cane da tartufo. Infatti i migliori esemplari per la ricerca sono bastardi e di tanti tipi. Ogni famiglia di Balconevisi e delle località vicine aveva due o tre cani che custodiva con cura e teneva all’interno delle abitazioni.
L’altra tesi è orientata a cercare le radici della ricerca del tartufo in loco, infatti Eugenio Gazzarrini (classe 1885), che abitava in fondo alla scesa di Balconevisi, si mise a cercare tartufi con il cane all’età di 15 anni. Non solo, ma in un secondo momento iniziò a vendere i cani da tartufo e forse cominciò da lì l’attività di raccoglitore e di commerciante.
La famiglia Gazzarrini gestiva le fornaci per varie fattorie già dalla metà dell’Ottocento, cosa che continuerà per quasi cento anni, tuttavia Eugenio era molto intraprendente e si dedicò anche alla ricerca e al commercio
dei tartufi. Quello delle fornaci infatti non era un lavoro continuo e spesso gli operai e lo stesso Gazzarrini andavano a lavorare in Piemonte, forse proprio da questi scambi maturò in lui la consapevolezza che non solo Alba e dintorni, ma anche San Miniato fosse vocato per il tartufo. Si dedicò al commercio di tale prodotto e fu il pioniere per tutta la zona, non mandava in alta Italia solo tartufi freschi ma anche conservati. Confezionava da sé le scatole e le spediva per posta per ferrovia già nei primi anni del secolo. Nel 1924 Eugenio Gazzarrini fu premiato alla Mostra Circondariale per la «conservazione di tartufi bianchi in scatola».
Si può logicamente pensare che le due tesi non siano in contraddizione: sia l’esperienza dei romagnoli che l’intraprendenza di Eugenio Gazzarrini hanno senz’altro giocato un ruolo decisivo nel dare l’inizio, a San Miniato, a questa difficile arte...

Molto interessante anche la storia del "meticcio sanminiatese, che sara il tema del prossimo post con qualche foto esplicativa"






martedì 29 aprile 2014

TROFEO TOSCANA TARTUFI 2014

ASSOCIAZIONE TOSCANA TARTUFI

2° GARA DI ESCAVAZIONE PER CANI DA TARTUFO
“TROFEO TOSCANA TARTUFI”

SAN VIVALDO (FI) 18 MAGGIO 2014

AL TERMINE DELLA GARA PRANZO SOCIALE

L’evento si terrà presso il ristorante “Il Focolare”
Via di San Vivaldo 7, Montaione (FI)

LA PARTECIPAZIONE E’ RISERVATA AI SOCI DI TOSCANA TARTUFI

Tesseramento Toscana Tartufi euro 5.00
Quota partecipazione alla gara euro 10.00

È possibile inscriversi in loco previo contatto telefonico

PRANZO SOCIALE AD EURO 20,00

Il pranzo prevede: antipasti, due primi, gran grigliata di carne, contorni vari. Acqua , vino e caffè inclusi.

PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI:
+39 347 6845282

Associazione Toscana Tartufi C.F. e P.IVA = 02088000506

domenica 10 novembre 2013

Il tartufo e il cane, o meglio, il cane e il tartufo.

Binomio da sempre imprescindibile, da quando anticamente e come da fonti storiche, l'uno si è unito all'altro dando il via ad un processo che nel tempo si è trasformato, con l'intervento dell'uomo e a ragione, in espressione artistica. Poiché di questo si tratta.

Il rapporto che lega il tartufaio al proprio amico è perlopiù costruito sulla stima e la fiducia reciproche, ciò che provoca questo non è conosciuto ai più, ma di fatto, gran parte di quello che contribuisce alla celebrità del famoso fungo, dipende solo da questo.

Non esiste tartufaio (cercatore di tartufi), o tartufo, senza un cane e viceversa. Questa è una certezza.

Quello che sembra essere carente, è il riconoscimento come dire, palese e anche ufficiale del ruolo che riveste il nostro amico a quattro zampe, ossia, il tartufo è senz'altro il Re indiscusso, mentre resta in secondo piano, incomprensibilmente, il cane. Talvolta passa come inosservato, o poco notato e non a molti viene da chiedere chi sia stato a trovare quel certo tartufo.

Il nostro compagno di caccia è una presenza indispensabile e molto preziosa, in assenza della quale risulterebbe impossibile la cerca al tartufo.
Il nostro fido si infila nei cespugli di rovi, cammina instancabile su impervi saliscendi, si bagna, si stanca e sempre con il naso a terra alla ricerca del tartufo. E quando lo trova, si accontenta di poco, spesso solo della soddisfazione del proprio conduttore.

In realtà è lui il vero protagonista!

Questo vuole essere un elogio al soggetto più importante di questa storia, che in giorni di Sagra, ci sembra ancora più opportuno sottolineare.




sabato 12 ottobre 2013

ANALISI SENSORIALE DEL TARTUFO prima puntata

Da qualche anno si parla di analisi sensoriale anche a riguardo dei tartufi.
L’ analisi sensoriale è una disciplina scientifica
che aiuta ad interpretare ed analizzare le sensazioni percepite dai cinque sensi dell’essere umano.
Si può applicare in diversi campi e sfrutta l’uomo come strumento di misurazione oggettiva di un prodotto al di la delle sensazioni personali.
Riguardo ai tartufi l'analisi sensoriale si concentra nel fare una serie di valutazioni atte a definire precisi requisiti.
Se l’industria si avvale di questa scienza per valutare prodotti di nuova produzione o semplicemente modificati, nel campo dei tartufi può aiutarci nella tracciabilità del prodotto o comunque sulla qualità di una partita o di un singolo tartufo.
Nella prossima puntata cercheremo di spiegare come usare al meglio tre dei nostri cinque sensi: la vista, il tatto e l'olfatto, per la valutazione della qualità di un tartufo...



giovedì 1 agosto 2013

IL TARTUFO PIU' GRANDE DEL MONDO seconda puntata

I pionieri della scoperta commerciale, San Miniato si affaccia sul mercato del Tartufo, vediamo come...

...Questo fatto ci ha spinto da anni ad indagare  per risalire a chi, dove e quando fosse stato trovato nel nostro territorio, e così ci siamo messi alla ricerca per svelare questo mistero che resiste da quasi mezzo secolo. L’eccezionalità del peso ci ha incuriosito molto, infatti la pezzatura del tartufo bianco varia da pochi grammi a qualche etto, raggiungendo in casi eccezionali il peso intorno al chilogrammo, come è avvenuto nella
edizione del 1999 della Mostra Mercato di San Miniato.
Se il tartufo bianco, come viene chiamato, è «il diamante della tavola», ci siamo messi alla ricerca del diamante più grosso di tutti i tempi e si può dire che a circa 50 anni di distanza lo abbiamo rintracciato.
Per arrivare a questa scoperta siamo partiti da ragionamenti più generali che riteniamo opportuno riportare.
Da oltre un secolo il tartufo è una risorsa molto importante per San Miniato ed i suoi dintorni. I nostri nonni ci raccontavano che molti tartufi, anche parecchio grandi, venivano trovati nella zona dai maiali, che erano allevati all’aperto nei campi, essi scavavano questo prezioso frutto sotto la terra e lo divoravano. I tartufi erano anche a fior di terra e i contadini, spesso, riempivano i corbelli di queste «patate profumate» e le portavano ai maiali nella porcilaia.
La scoperta dell’importanza commerciale del tartufo, nelle nostre zone, si ebbe solo verso la fine dell’ottocento. A tale proposito ci sono varie ipotesi.
La prima afferma che a cavallo del secolo scorso giunsero dei romagnoli esperti nella bonifica di fossi e acquitrini, che si stabilirono in Valdegola ed in Valdera. Furono loro, con i loro cani, a insegnarci l’arte della ricerca del tartufo.
I pionieri furono Stagnazza, Giacchetta, Paolo, Tego, ricordati con i loro nomi e soprannomi, che si stabilirono a... 

...chissà quanti tartufi trovavano in un uscita i pionieri, non oso pensarlo... 

lunedì 3 giugno 2013

LA SCELTA DEL CUCCIOLO

Una volta scelta la razza che fa per noi, dobbiamo attivarci per trovare qualcuno che abbia una cucciolata in vendita.
Merita visitare più allevamenti, parlare con i proprietari e valutare il modo di allevare i cani. Non avere riserve nel rivolgersi ad altri nel caso in cui non fossimo soddisfatti, i cani ben tenuti e la passione che esprime il proprietario, devono essere convincenti.
L’ottimo sarebbe trovare una cucciolata dove tutti i cuccioli sono disponibili per la vendita, se invece sono stati venduti tutti tranne uno, forse è meglio lasciar perdere. Occhi esperti sicuramente avranno scelto i migliori lasciando il cucciolo all'apparenza meno idoneo. Non sempre è così, ma scegliere il cucciolo all'interno di un’intera cucciolata è sempre meglio.
Poniamo l’ipotesi di una cucciolata “integra”, avremo già scelto con ponderatezza il sesso e quindi ci facciamo mostrare solo gli esemplari di quel sesso.
Personalmente ho i miei metodi per scegliere, cerco di mettere da parte il “cuore” e mi trasformo in un freddo esperto di cuccioli, guardando solo le caratteristiche che mi interessano.
Insieme al sesso avremo già le idee chiare sul carattere che vorremmo avesse il nostro futuro cane da tartufo, dobbiamo ricercare quindi i segni premonitori di quello che sarà il carattere del futuro compagno di avventure.
Non sempre risulta facile scegliere e non è scontato che le nostre previsioni siano giuste, però è sempre meglio ponderare la scelta in base a precisi segni anziché scegliere quello più simpatico o quello di un colore anziché un altro o peggio ancora farlo scegliere all'allevatore.
I parametri che possiamo valutare e che maggiormente ci interessano sono: il carattere, la dominanza e la volontà di interazione nei confronti umani
Prego l’allevatore di portarmi un cucciolo alla volta, lontano dai box, e lo faccio liberare in un prato, un piazzale o comunque dove c’è un po’ di spazio aperto.
Appena liberato il cucciolo possiamo già vedere qualcosa.
Separato dai fratelli e/o dalla mamma e trovandosi solo in un ambiente diverso dal solito, noteremo i suoi comportamenti senza dire o fare niente. Potrebbe mostrarsi timoroso della situazione, cercare rifugio, schiacciarsi a terra, segni di insicurezza verso una nuova situazione che non ha niente di pericoloso, ma semplicemente diversa.
Oppure potrebbe essere allegro e spontaneo, incurante dell’assenza dei fratelli e in cerca di qualcosa da fare. Questo sarà un segno di cucciolo tranquillo sempre pronto a situazioni nuove.
Possiamo fare delle piccole prove per valutare la dominanza, ad esempio ponendoci alle spalle del cucciolo possiamo sollevarlo da terra prendendolo con le mani sotto le zampe anteriori e lasciarlo penzolare qualche istante.
Questa posizione non lascia vie di scampo al cucciolo e lo rende inerme, non può mordere e non può far niente con le zampe.
Il cucciolo con tendenze di sottomissione attiva o passiva resta immobile, non può far niente e si fida dell’umano che lo sostiene. Può farlo per paura (passivo) o semplice mente perché si fida dell’essere superiore e si lascia sorreggere senza timore (attivo).
Il cucciolo con tendenza alla dominanza non ci sta. Si divincola, cerca di aiutarsi con le zampe posteriori, mugola, agita la testa e tutto ciò che riesce a muovere, finchè non lo lasciamo o si sarà reso conto di non essere all'altezza e allora anche lui cederà alla nostra dominanza.
Altro esercizio è quello di far muovere liberamente il cucciolo senza dire o fare niente, col cucciolo distante qualche metro ci si accovaccia e si battono le mani per attirare l’attenzione, il cucciolo che cerca interazione si avvicinerà allegramente per vedere cos'ha di interessante l’umano, diversamente un cane poco incline alla socializzazione con l’uomo, ignorerà lo stimolo o comunque non desterà molta attrazione.
Ulteriore prova è quella di far muovere il cucciolo senza parlare o fare niente. Iniziamo a camminare in silenzio verso il cucciolo, quando questi ci avrà notato continuiamo a camminare cambiando continuamente direzione. Il cane sottomesso attivo con molta probabilità tenderà a seguirci, l’istinto gli dice di seguirci, sicuramente lo condurremo verso qualcosa di positivo. Il cane con poca predisposizione alla socializzazione sarà attratto per molto poco e finirà presto per indirizzarsi altrove lasciandoci andare da soli.
Spesso sono i dominati ad avere questi atteggiamenti di “riluttanza” nei nostri confronti e spesso sono i sottomessi invece ad essere attratti da noi. Tra i sottomessi ricordiamoci che ci sono i passivi e gli attivi, la difficoltà maggiore sta proprio nell'individuare queste due differenze.
Sceglieremo quindi quel cucciolo con le predisposizioni che ci interessano. In sostanza sceglieremo un dominante maschio quale futuro “battitore” veloce che faccia da esploratore avendo sicuramente una cerca ampia utilissima per certi tipi di cerca. Diversamente per cerche meticolose in spazi ristretti molto battuti da altri tartufai, sarà più utile una femmina tendenzialmente sottomessa ma attiva che, molto probabilmente, diventerà una canina calma, con cerca meticolosa nei piccoli spazi.

Il prossimo post riguarderà l’accoglienza del nuovo arrivato in famiglia, iniziando dall'analisi della vita del cucciolo all'interno dell’allevamento e al trasporto dalla vecchia dimore alla nostra abitazione.